Brasile: Aurora scrive la sua nuova storia

I ricordi degli abusi infantili sono ancora dolorosi, ma dopo aver trovato un rifugio sicuro al centro Compassion, Aurora ha scoperto l'amore di Dio e il suo cuore sta guarendo.

Brasile: Aurora scrive la sua nuova storia


Ero molta ansiosa prima di incontrare Aurora* (pseudonimo per proteggere la sua identità). Conoscevo la sua storia e sapevo che un suo parente aveva abusato di lei quando era bambina.

Oggi Aurora è un'adolescente, ma quando mi ha tenuto la mano, potevo ancora vedere i segni del suo autolesionismo sul suo polso. Quali sono le parole giuste da dire quando è difficile comprendere il dolore di chi ti è davanti?

Quando sono entrata nella sua camera, ho letto le frasi che aveva incollato al muro: Sei bella. Sei meravigliosa. Sei forte.


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Fu da queste frasi che iniziò la nostra conversazione.


La storia di Aurora, raccontata da lei

Quando mi affaccio alla finestra, vedo il mio quartiere. Ricordo la prima morte a cui abbia mai assistito: un uomo ucciso in strada mentre lavorava. Scene come questa dimostrano che non è il posto migliore dove vivere.


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La mia infanzia è stata traumatica. Mia madre mi ha partorito quando aveva 14 anni. Non le piaceva prendersi cura di me. Passava settimane senza venirmi a trovare. Ogni volta che tornava, la pregavo di non andarsene ma non mi ha mai ascoltato.

Oggi mi dice che, nonostante tutto quello che mi è successo, sono benedetta ad avere persone che si prendono cura di me e mi sostengono, come le volontarie del centro Compassion, perché lei non aveva nessuno che la proteggesse.


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A 10 anni non sapevo ancora leggere né scrivere. Cercai di imparare a scuola, ma decisi di smettere perché non riuscivo. È stato grazie al centro Compassion se ho imparato a leggere. Me l’ha insegnato Talia, la direttrice del centro. La lettura è ora uno dei miei hobby preferiti.

A 12 anni, poco prima della pandemia, iniziai a soffrire di depressione; quindi, andai da mia madre per un po'. Pensavo che le cose sarebbero migliorate, ma tutto peggiorò.


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Preoccupati per la mia salute mentale, i volontari del centro mi aiutarono con sessioni di terapia settimanali, grazie alle quali riuscivo a esprimere il dolore che c’era dentro di me.

A pensarci bene, tutti i miei bei ricordi d'infanzia sono legati al centro Compassion. Era l’unico posto in cui mio fratello ed io giocavamo. I volontari erano al nostro fianco con tante attività divertenti. Ed è stato lì, al centro, che cominciai a conoscere l'amore di Dio.

Tuttavia, i bei ricordi non bastano per superare un trauma. Mi incolpavo di tutto e provavo risentimento.


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Oggi ne sono pentita, ma incolpai persino Dio per tutto quello che mi era successo. Guardavo fuori dalla finestra di casa e desideravo saltare giù. Volevo scomparire.

Un giorno, decisi che quello sarebbe stato davvero il mio ultimo giorno. Scrissi messaggi di addio ad alcuni amici e ringraziai Talia per tutto quello che aveva fatto per me.

Dopo alcuni giorni in ospedale, vedendo intorno a me i volontari di Compassion, qualcosa cambiò. In un modo che non so spiegare, compresi che Dio mi aveva dato una seconda possibilità di vita, per scrivere la mia nuova storia.


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Oggi, quando penso alla vita, penso a Dio e a tutto ciò che Lui è per me. Prima di incontrare Dio, non credevo nell’amore. Ora credo nell'amore, perché Dio è amore. Ho imparato che per amare il mio prossimo, devo imparare ad amare me stessa.

Oggi, quando mi tornano in mente i miei tristi ricordi, prego e ogni giorno Dio cambia qualcosa in me. Prima vedevo il mondo con occhi tristi, ma ora lo vedo con speranza. Dio mi dà speranza e mi fa credere che posso realizzare i miei progetti.

Il mio obiettivo è donare futuro migliore a mia madre e ai miei fratelli. Voglio studiare – magari psicologia – ed essere in grado di aiutare altre persone. Non voglio rimanere incinta presto come la maggior parte delle ragazze del quartiere.


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So che il futuro che Dio ha in serbo per me è più bello delle ombre del mio passato.

Testo e foto di Sara Navarro – Compassion Brasile


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