
4 dicembre, 2023
Ospiti di Protestantesimo su Rai 2, abbiamo raccontato cos’è oggi il Ruanda. 25 anni dopo il genocidio, per fare la differenza nel Paese e nella vita dei bambini
Ruanda: 25 anni fa, nel 1994, quasi 1 milione di persone uccise nel terribile Genocidio ruandese.
Le vittime furono prevalentemente di etnia Tutsi, ma le violenze finirono per coinvolgere anche gli Hutu moderati.
L'odio interetnico fra Hutu e Tutsi fu il motivo scatenante del conflitto – eredità del passato coloniale belga.
Furono infatti le autorità coloniali a trasformare quella che era una semplice differenza sociale (gli Hutu erano agricoltori, i Tutsi allevatori) in una discriminazione razziale mai esistita prima nella realtà del Paese.
Così, nella primavera 1994, la violenza esplose in maniera inaudita. Raccontano alcuni superstiti:
Ci rifugiavamo nelle chiese, pensando di trovare un luogo sicuro. Ma anche lì, i militari arrivavano con i fucili spianati. Scendevano dai camion e uccidevano chiunque. Poi, finivano i feriti a colpi di machete
“È un Paese che sta crescendo, dove è necessario perdonare l’imperdonabile. È un Paese dove Hutu e Tutsi lavorano insieme” racconta Joshua Evangelista – responsabile comunicazione di Compassion Italia Onlus.
Città come Kigali – la capitale – stanno crescendo rapidamente, ma nelle zone rurali la realtà è ben diversa. Oltre il 60% della popolazione vive in povertà estrema e moltissimi bambini muoiono prima di aver compiuto 5 anni.
Per questo, nei nostri centri, accogliamo migliaia di bambini. Sono i bambini più vulnerabili, gli ultimi della società. Ricevono cure, pasti nutrienti, formazione e sostegno in tutti gli aspetti della loro crescita.
Questi bambini imparano l’importanza della riconciliazione e del perdono. Nei nostri i centri tutti i bambini sono uguali e non c’è nessuna differenza – non ci sono né Hutu né Tutsi.
E in tutte le nostre attività coinvolgiamo le chiese locali, perché insieme possiamo trasmettere in modo ancora più forte i nostri valori di fede e speranza.
Due terzi degli abitanti del Ruanda sono nati dopo il 1994. Da un lato, questo ci da speranza, perché sono bambini e giovani che non hanno conosciuto la terribile realtà del genocidio, dell’odio e della discriminazione.
D’altro canto però, ci obbliga a non abbassare mai la guardia: dobbiamo impegnarci affinché questi bambini possano imparare ad amare il prossimo, proprio come insegna Gesù.
Ruanda: dall'odio al perdono
Il difficile cammino verso la riconciliazione a 25 anni dal tragico genocidio che ha sconvolto il mondo