
29 maggio, 2023
Gloria Mazzi, direttore artistico, insegnante e musicista. Da anni sostenitrice di Compassion, condivide con noi l’importanza che il sostegno a distanza ha per la sua vita
Gloria Mazzi è direttore artistico della Stagione musicale di Grosseto e presidente dell’Associazione Giovani Musicisti di Grosseto, ha studiato pianoforte e didattica della musica presso conservatori italiani, si esibisce in formazioni musicali in tante città italiane.
Ma soprattutto, da anni insegna i valori solidali e pedagogici della musica a grandi e piccoli, convinta che tutti dovrebbero avere un’educazione musicale perché la musica ha il potere di unire persone e popoli.
Da anni sostenitrice di Compassion, ha condiviso con noi l’importanza che il sostegno a distanza ha per la sua vita e come si concilia con le sue attività musicali.
Perché la musica è così importante per i bambini?
Non è importante, è fondamentale. Studiare musica contribuisce allo sviluppo di entrambi gli emisferi del cervello. Non lo dico io, ci sono diversi studi scientifici altamente autorevoli a riguardo.
Inoltre la musica ti insegna cos’è la disciplina: non basta essere bravi, bisogna essere regolari nello studio del proprio strumento. Per non parlare della sfera emotiva e sociale: suonare uno strumento aiuta ad esprimersi.
Anche i più timidi, grazie alla musica, possono vivere un’attività altamente socializzante sin da piccoli.
Se ci pensiamo, basta mettere due note insieme e invitare i bambini a suonarle insieme per dare vita a un buon lavoro di gruppo. Ma non solo: migliora la sincronia ritmica del proprio corpo e la concentrazione. Che è una delle sfide più grandi per le nuove generazioni.
Sei soddisfatta di come viene insegnata la musica?
Qui a Grosseto, insieme alle istituzioni, facciamo tante attività per promuovere la musica tra i bambini. Ma non basta.
Se potessi, inserirei l’insegnamento della musica sin dalla scuola materna.
Sono una grande sostenitrice del metodo Suzuki, secondo cui l’apprendimento musicale dovrebbe avvenire in tenera età attraverso “l’imitazione”.
I bambini dovrebbero iniziare a suonare già da quando iniziano a pronunciare le prime parole.
Che rapporto hai con i tuoi allievi?
Ho insegnato musica a persone di ogni età, dai 3 ai 60 anni. Ho un ottimo rapporto con ogni singolo allievo perché tengo conto delle differenze di ogni età e amo avere un dialogo aperto con ciascuno di loro.
Spesso ho il piacere di veder crescere allievi molto piccoli e maturare: non solo musicalmente ma anche umanamente. Insegno al Liceo Musicale da otto anni: gli adolescenti sono una fascia d’età molto particolare, ma allo stesso tempo, affascinante e complessa.
Posso dire che i ragazzi/e vanno guidati ed incoraggiati a dare il loro meglio anche quando possono scoraggiarsi o perdere la motivazione.
Come concili musica e solidarietà?
Secondo me sono attività strettamente legate. E non solo per le raccolte fondi, che sono parte integrante di tutte le mie attività musicali. Mi riferisco anche al potere che ha la musica di creare un futuro diverso per i bambini più disagiati.
Uno dei casi più interessanti è “El Sistema” – un’iniziativa nata in Venezuela per promuovere l’educazione musicale nei barrios più poveri. Uno dei frutti di questo progetto è E. Ruiz, contrabbassista della Berliner Philarmoniker, l’orchestra più famosa al mondo!
Tu e tuo marito siete sostenitori di Compassion dal lontano 2003. Negli anni avete sostenuto molti bambini a distanza. Come è nato questo forte interesse per i bambini più poveri?
Non ricordo esattamente (sorride, ndr), ma tutto iniziò durante un convegno della chiesa apostolica, quando decidemmo di prendere la scheda di un bambino. Dopo un po’ di tempo ne abbiamo preso un secondo e poi un terzo. I bambini poi hanno terminato il loro ciclo di studi e ne abbiamo sostenuti altri.
C’è qualche episodio, nella tua esperienza da sostenitrice, che ti è rimasta impressa?
Non potrò mai dimenticare Raisca, una bimba indiana dolcissima. Quando ci scriveva le sue letterine ci si scioglieva il cuore.
Voglio sottolineare il fatto che non abbiamo mai scelto un bambino rispetto a un altro. Preferiamo che sia lo staff di Compassion a indicarci quali siano i più bisognosi.
Ad ogni modo, ho un sogno: trascorrere almeno due settimane coi bambini di un centro Compassion e fare insieme delle attività musicali.
Domanda di rito: quali progetti futuri puoi svelarci?
Stiamo lavorando per promuovere Compassion durante tutta la stagione musicale di Grosseto.
Parlo di Compassion alle persone che partecipano ai miei eventi e spesso mi chiedono: “Ma i soldi arrivano?” e io sono orgogliosa di poter garantire. Oggi è importante avere prove tangibili di come si può fare davvero la differenza.
Che messaggio vuoi dare ai sostenitori che stanno leggendo questa intervista?
Conosco bene il mondo delle onlus. Lavoro da tempo con tante organizzazioni. Capita spesso che si “sparpaglino” risorse economiche per tanti piccoli progetti, del resto i bisogni sono tanti.
Eppure da insegnante posso dirvi che vale la pena concentrarsi sul futuro dei bambini. Sono il presente e il futuro del mondo.
Aiutare i bambini e soddisfare i loro bisogni è il supporto più importante che si possa dare.
Voglio incoraggiare chi mi legge a sostenere un bambino a distanza. Secondo me ogni famiglia italiana potrebbe avere un bambino sostenuto. Almeno uno…
Anche tu puoi aiutarci a donare speranza a bambiuni in povertà, proprio come ha fatto Gloria, attraverso l'adozione a distanza.